Vita Nova: pagine e memorie di un racconto intimo - dipinti di Marialuisa Sabato
Ci sono motivi profondi che inducono gli artisti di ogni stagione del mondo a riattualizzare e tematizzare rimembranze dantesche. Per questo Marialuisa Sabato intitola la mostra “Vita Nova”. Ma se l’impetuosa dolcezza delle rime dantesche esplorava il campo fenomenico dell’amore e di una felice rinascita alla vita, l’artista si sofferma a esplorare la sinfonia del trascorrere delle stagioni e di un risveglio alla vita: un percorso interiore che sottintende i legami simbolici fra primavera e rifioritura spirituale, fra primavera e fecondità, fra primavera e femminilità: emerge con forza in tutte le opere un’innata predisposizione alla visionarietà e al fabulistico, che permette di sfogliare le pagine del suo mondo. È così che le tele si caricano di intime memorie, lasciando scorrere un flusso immaginifico che trascende il momento presente e trasmette un senso ultra-temporale e poetico. È come se l’artista volesse arrivare ad un’arte del cuore, finalizzata a suggerire e a moltiplicare il significato dell’opera sottintendendone messaggi nascosti. È certo che i suoi soggetti riferiscono e sviluppano un amore per Franz Marc, grande protagonista dell’arte di inizio Novecento. In un’evocazione dell’opera di Marc gli animali di Marialuisa Sabato sembrano ridestarsi, tornando ad essere protagonisti della pittura. Diventano metafora di innocenza, di slancio vitale e di autenticità, di rivelazione della purezza della natura. Per questo nei suoi quadri Marialuisa Sabato assume il punto di vista e la visione del mondo delle sue creature umanizzate, mentre il colore con cui rappresenta il loro mondo si allontana dalla raffigurazione della realtà per assumere valenze simboliche. Nelle opere dell’artista abita una dimensione fantastica, che riesce a comporre, con la felice solitudine dei suoi animali, situazioni cariche di significati inattesi, allegorici e astratti: sono comunque i significanti specifici a creare un linguaggio originale e diverso, dove per significante si intende quell’intreccio di strumenti espressivi che è in grado di produrre, di volta in volta, significati diversi. Luce, colore, spazi, e struttura delle immagini: l’artista realizza una contaminazione felice, per liberare, su una strada fiabesca, le diverse potenzialità creative. Il colloquio con Franz Marc ci rammenta che l’arte è dialogo, al di là della dimensione temporale, culturale e geografica, e che si nutre, come in un racconto scritto, di linguaggi già vissuti. E allora, per tornare alle sue tele e per capirne la peculiarità, ecco emergere, sulla loro delicata superficie, i segni di un linguaggio pieno di poesia e di isolamento elegiaco: una specie di canto contemporaneamente privato e allusivo, solitario e scoperto, complesso e immediato. Come Franz Marc anche l’autrice chiede di rimanere “estranea al mondo” e lontana dall’arte ufficiale della contemporaneità: per lei è importante, soprattutto, il sedimento delle componenti immaginative, quello che la vita non è in grado di spiegare e che la banalità della comunicazione quotidiana non riesce a trasmettere. Per questo nelle sue opere, evocative della primavera, ogni elemento si offre come un sogno, che ci porta in un universo rarefatto e intimo. E anche se il processo che ha prodotto questi sogni origina sempre dall’osservazione del quotidiano, la realtà smarrisce presto i suoi contorni per restituire il miracolo immaginifico della pittura. Marialuisa Sabato trasforma dunque, grazie all’atto creativo, elementi che registrano l’osservazione puntuale della natura nel transito verso la stagione più bella, quando e dove i cieli sfuggono ai capricci del clima, o rinverdiscono le fronde degli alberi, o riprende la vita paga degli animali immersi in un colloquio di silenzi e di intermittenze emotive. È la metafora di un viaggio poetico, una fantasia in cui sono impresse le tracce incantate di un’eterna fanciullezza, luoghi azzurri dell’anima in cui svolazzano colibrì e martin pescatori. Osservo “Inno alla gioia”, dove l’impianto cromatico si accende di un imprevisto rosso e dove le corrispondenze accennano a una donna dolcissima che parla di alberi che si animano: un crescendo della dimensione onirica da cui emergono le giacenze affettive e i sentimenti più sinceri. In “Vita Nova” (una sublime e recentissima tela del 2023) anche l’artista rinasce con un corpo floreale: come una ninfa di antica memoria si ridesta ora alla vita, mentre la materia della pittura si rapprende tra celesti blu e viola, che luccicano come cieli privi di nuvole, come azzurri mediterranei di giorni sereni. La materia che si rinsecca, che sfuma e si sfrangia come un’onda interiore si relaziona con gli “Incontri” oppure con l’”assolo” di un cervo a primavera. E non sembri irriverente evocare, come colonna sonora di questi estatici scorci di natura e di primavera, la suggestione dei versi di Riccardo Cocciante: “Io rinascerò| cervo a primavera| oppure diverrò| gabbiano da scogliera| senza più niente da scordare | senza domande più da fare […] e mi trasformerò in qualcuno| che non può più fallire| una pernice di montagna| che vola eppur non sogna| in una foglia o una castagna...”. E la stessa musicalità appartiene a “La danza del vento”, che mostra blu notturni e voli di eterni migratori tra tracce cromatiche delicatissime: punteggiatura di frammenti narrativi che rimandano ai nessi occulti tra gli elementi incontaminati della terra. Arte e intuizione, sapienza pittorica, stato di grazia e intensità emozionale: l’artista libera così la sua vocazione a superare la rappresentabilità del reale, ad andare oltre la barriera della concretezza, a darci una visione del mondo che, proprio perché assolutamente intima e privata, chiede risposte emotivamente segrete e private. Dal concetto di felice rinascita eravamo partiti e allo stesso concetto siamo dunque ora approdati. Il percorso artistico di Marialuisa Sabato si è dipanato veramente in una Nuova Vita, che si snoda in uno scenario lieve e leggiadro, pieno di sogni e di universi multiformi e multicolori. La dolce rimembranza della poesia dantesca è diventata momento d’arte, strumento emozionale di immedesimazione e di meraviglia, capace di arrivare, più che allo sguardo e alla mente, al cuore.
Gianfranco Ferlisi [Storico dell'Arte e Direttore del Museo d'Arte Moderna dell'Alto Mantovano]
Hai bisogno di informazioni?
Vuoi chiedere maggiori informazioni? Lasciami un messaggio, risponderò al più presto